LA SEZIONE AGORDINA - Informazioni e note storiche


Armando Da Roit "Tama"

La sede è intitolata ad Armando "Tama" Da Roit. La targa è custodita in sede.(1919-1998), Guida Alpina, Sindaco di Agordo, Senatore, gestore del Rifugio Vazzoler per 32 anni e uomo politico di successo, per decenni figura carismatica della Sezione nonché presidente dal 1958 al 1982.

Cesare Tome’

(1844-1922), Presidente della Sezione dal 1889 al 1922, alpinista e - assieme a fidati compagni - primo salitore dell’Agnèr, della Moiazza e del Piz de Sagrón, tutte cime che attorniano la Conca Agordina. Nel 2004, in Piazza Libertà è stata inaugurata una stele che ne ricorda le prerogative di uomo e di alpinista.

Il 17 dicembre 1868 il torinese Nicolò Pellati, ingegnere presso gli stabilimenti minerari di Valle Imperina e amico di Quintino Sella, fondò ad Agordo la prima sezione dolomitica (ma anche veneta) del Club Alpino Italiano (Società Alpina di Agordo), la IV in Italia dopo Torino, Aosta e Varallo Sesia. L’elenco dei Soci contava allora 15 iscritti e le principali attività furono rivolte soprattutto all’ambito della cultura: attivazione di una biblioteca e stampa di testi allo scopo di far conoscere in campo mitteleuropeo le “Dolomiti” (la cui denominazione stava giusto diffondendosi); promozione alpina con la realizzazione del primo ricovero dell’area dolomitica sulla Marmolada (1875-77); organizzazione di un Corpo delle Guide Alpine locali.

Un appuntamento importante si ebbe già nel 1871, allorché alla Sezione Agordina fu affidato il prestigioso compito di organizzare il 4° Congresso Nazionale del CAI, occasione che diede visibilità al giovane sodalizio, ma anche a tutto il territorio Agordino. Siamo sul finire dell’Ottocento e le Dolomiti sono ancora inesplorate, ma si comincia a respirare un clima di grande fervore alpinistico: i grandi pionieri soprattutto inglesi, ma anche svizzeri, tedeschi ed austriaci cominciano a frequentare sempre più numerosi le nostre vallate e il compito svolto dalla Sezione è determinante per lo sviluppo del turismo.

Sempre in questo periodo si organizzarono le Adunanze Straordinarie Annuali: nel 1874 a Caprile, nel 1875 a Vedàna, nel 1876 in Valle di Garés e nel 1878 in Valle di San Lucano con la stampa di un opuscolo con vari approfondimenti: la pregevole iniziativa ha ripreso vita dopo oltre un secolo e oggi (2016) è giunta alla 33.ma edizione.

Dopo l’esperienza - non andata buon fine - del rifugio in grotta a Punta Penia, nel secondo dopoguerra la Sezione dà inizio alla costruzione di strutture adatte ad ospitare escursionisti ed alpinisti: negli anni ’50 con coraggiosa iniziativa si inaugurano il Rifugio Bruto Carestiato al Còl dei Pass ai piedi della Moiazza e il Rifugio Cesare Tomè al Passo Duràn, mentre nel 1961 è acquisito l’edificio nato come studio d’arte alla base della catena Agnèr-Cròda Granda che sarà il Rifugio Enrico Scarpa. Sono gli anni in cui il sodalizio partecipa anche al posizionamento dei bivacchi alpini, importanti punti di appoggio in quota mentre, parallelamente si avvia una sistematica manutenzione della sentieristica con apposizione dell’apposita segnaletica. Importante in questo comparto la promozione della montagna attraverso la realizzazione dei percorsi attrezzati: la ferrata “Gianni Costantini” alla Moiazza diventa subito un itinerario impegnativo di assoluta valenza, meta di appassionati che si accosta ad altri tracciati agevolati dal posizionamento di infissi che facilitano l’ascesa, come per la vetta dell’Agnèr. Ma la Sezione è anche un vero serbatoio di nuove leve per la pratica dell’alpinismo classico: a questo scopo nasce nel 1965 il Gruppo Rocciatori "Gir" (ghiri) per meglio organizzare la passione per la roccia sulla scia di quanto di altre valli dolomitiche (“Scoiattoli” a Cortina, “Cimorces” in Val di Fassa, “Caprioli” a S.Vito). Gran parte dei Gir sono componenti della Stazione del Soccorso Alpino di Agordo, eccellente gruppo di valenza sovranazionale, autore di audaci ed impegnative operazioni di recupero di infortunati e di caduti in montagna ancor prima dell’avvento dell’elicottero.

Alla guida della Sezione si sono succeduti personaggi di spicco: Cesare Tomè (1844-1922), pioniere di tante cime delle Dolomiti (Agnèr, Moiazza, Spiz di Sagrón); Ohannes Gurekian (1902-1984) ingegnere esule armeno che seppe modernizzare il sodalizio; Antonio Guadagnini (1914-1984) dinamico e ricco di iniziative; Armando Da Roit (1919-1998), Guida Alpina di rango e uomo politico; Bepi Pellegrinon, promotore della cultura agordina.

Oggi, oltre alla cultura e alla pratica delle varie attività offerte al tempo libero (escursionismo, arrampicata sportiva, scialpinismo, ecc.), le prerogative sezionali continuano accanto ad una presenza dedita alla tutela e alla conservazione ambientale nel segno di uno sviluppo sostenibile e nella manutenzione sentieristica, fornendo così un importante contributo alla promozione turistica dell’Agordino.

Dopo l’importante congresso nazionale ospitato nel capoluogo di vallata nel settembre 1968 in occasione del centenario della fondazione, con la presidenza di Eugenio Bien, Giorgio Fontanive, Titta Buttol, Antonello Cibien e Anna Magro, la Sezione ha festeggiato nel 2018 il suo 150° anniversario, forte di una tradizione secolare legata al passato, ma rivolta al futuro con la stessa energia e la stessa continuità dei predecessori.

Il nostro logo

La prima spedizione italiana alla cima del Monviso (Alpi Cozie) venne compiuta il 12 agosto 1863 dal ministro biellese Quintino Sella, dai nobili Paolo e Giacinto Ballada di Saint-Robert e dal deputato calabrese Giovanni Barracco e costruì le basi per la creazione ufficiale, il 23 ottobre 1863 a Torino, del Club Alpino Italiano; in tal senso la montagna piemontese divenne simbolo del sodalizio nazionale e venne utilizzata nella creazione di un apposito timbro per ufficializzare i documenti.

La Sezione di Agordo, costituitasi nel 1868, ebbe il privilegio di ottenere un esemplare di quel primo strumento per la propria segreteria, fin dalla data di fondazione e rimasto simbolo sezionale ancora oggi, assieme a quello rappresentante un scudo con stella e cartiglio, sormontato da un’aquila ad ali dispiegate.

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